Qualità della vita: le prospettive di studio a livello internazionale

Il termine di qualità della vita viene oggi sempre più frequentemente utilizzato tanto nel linguaggio comune e dei media quanto in quello scientifico. Come noto, la tradizione di studi sulla qualità della vita vanta ormai 50 anni; da quando cioè negli anni ’60 negli Stati Uniti veniva formandosi quello che è comunemente conosciuto con il termine di Movimento degli indicatori sociali: un gruppo di studiosi e ricercatori finanziato dalla Pubblica Amministrazione e interessato a raccogliere ed elaborare dati per studiare le componenti non economiche del benessere. Tra alti e bassi il tema della qualità della vita e delle ricerche collegate ha comunque continuato a riscuotere attenzione in ambito accademico e non. E’ del 1974 la nascita della rivista scientifica di riferimento per il Movimento: Social Indicators Research, An International and Interdisciplinary Journal for Quality-of-Life Measurement cui ha fatto seguito negli anni ‘90 la costituzione dell’ISQOLS (The International Society for Quality-of-Life Studies). L’ISQOLS ha di fatto ereditato la tradizione del Movimento e ha organizzato una serie di importanti conferenze in tema di qualità della vita, l’ultima delle quali tenutasi proprio a Firenze nel luglio del 2009.

Qualità della vita: le prospettive di studio a livello nazionale

Accanto allo sviluppo di questi network internazionali, occorre però osservare come nel nostro paese la riflessione teorica e la ricerca sulla qualità della vita abbiano stentato a prendere corpo. E’ vero che dopo le prime esperienze pioneristiche e nello stesso tempo già avanzate come i BSA (Bilanci Sociali d’Area) degli anni ’70 a Milano, si è verificato un diffuso interesse per la ricerca sulla qualità della vita soprattutto a livello locale. Innumerevoli sono state, infatti, le amministrazioni locali che hanno promosso studi e ricerche sulla vivibilità di città, provincie e regioni. E tra le tante social surveys sono ad esempio da ricordare le tre realizzate dall’IReR nel 1987, 1994 e 2000 su condizioni di vita e gli stili di vita dei cittadini lombardi o quella dell’Istat del 1998 – Indagine Multiscopo sulle famiglie, “La vita quotidiana nelle grandi città” –, che ha riguardato l’analisi della qualità della vita nelle 13 maggiori città italiane. A ciò si aggiungono le indagini di carattere più giornalistico come quelle realizzate da Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle provincie italiane. Il carattere che ha contraddistinto tutte queste ricerche è stato però quello della frammentarietà, della scarsa comparabilità, della quasi inesistente cumulabilità dei risultati e di una riflessione teorica e metodologica spesso poco approfondita. Ci sembrava pertanto utile organizzare un convegno che si ponesse come obiettivo principale quello di fare il punto circa l’evoluzione degli studi sulla qualità della vita in Italia, mettendo a confronto esperienze diverse, anche riconducibili a discipline differenti, ma cercando di rileggerle rispetto ad un quadro unico.

Il convegno fiorentino: obiettivi

A più lungo termine, obiettivo del convegno è quello di creare un primo embrione di rete nazionale di studiosi in tema di qualità della vita, studiosi che possano in futuro trovare occasioni proficue di scambio, di formazione, di confronto anche con organizzazioni e centri di ricerca nazionali e internazionali che si occupano del tema.